La religione che permette l’odio non è figlia di nessun Dio. Eppure, il fanatismo religioso continua a seminare terrore. Si pensi all’11 settembre 2001. Da allora, la lotta contro chi semina morte si è forse inasprita ma non ha dato i risultati sperati. Troppo sangue è stato sparso anche di recente.
La Francia ha versato lacrime amare con l’attentato alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015. Tutto il mondo, poi, è rimasto straziato dagli attacchi avvenuti a Parigi la notte del 13 novembre, rivendicati dall’Isis.
Si parla di Terza Guerra mondiale. Un conflitto subdolo, perché non ha confini geografici precisi. I fanatici si nascondono ovunque, in mezzo a noi. Proprio per tale ragione, la polizia locale può svolgere un ruolo fondamentale.
Sono i poliziotti di prossimità a trovarsi in contatto con i cittadini, sono loro a conoscere profondamente il territorio e il tessuto sociale che li circonda. Questo offre la possibilità di riuscire a captare eventuali focolai che potrebbero dare origine a vampate di orrore. Ben inteso, non spetta alla Locale intervenire a reprimere il Male, ma questi operatori possono giocare un ruolo strategico richiamando l’attenzione dove scorgono un qualche sospetto.
Sul numero di Novembre/Dicembre di Pòlis – la rivista edita da Avenue media e dedicata all’informazione, alle tecnologie e cultura per la sicurezza delle città e del cittadino – uno speciale sul tema del terrorismo internazionale.
L’argomento, infatti, è stato ampiamente dibattuto grazie ad Anvu. Questa associazione, che rappresenta gli appartenenti alle polizie locali di tutta Italia, ha infatti organizzato un convegno dedicato a questo tema a Riccione, per le “Giornate della Polizia Locale”.