La domanda di cereali su scala globale cresce più di quanto si produca e va ad erodere gli stock soprattutto a causa di inefficienze lungo la filiera come ad esempio le ingenti perdite di volumi in fase di lavorazione per via di infestanti e contaminanti. Nel 2022 i cereali usati per la lavorazione hanno superato di 20 milioni di tonnellate i volumi prodotti dai player di tutto il mondo, primi fra tutti Cina, India e Russia. Volumi che, anche a causa del cambiamento climatico, quest’anno sono in riduzione del 2% rispetto al 2021 contro una sostanziale stabilità dei volumi lavorati (-0,5%).
Secondo i dati FAO, Forecast for global cereal production, se nel corso di quest’anno si sono prodotti quasi 2.764 milioni di tonnellate di tonnellate di cereali in tutto il mondo, ne sono state usate 2.784 milioni di tonnellate (appunto, 20 milioni di tonnellate in più di quelle prodotte), dacché la previsione di stoccaggio per il 2022/2023 è di 848 milioni di tonnellate di cui circa 780mila solo di grano che, per la quasi totalità, il 99%, è di tipo duro.
Il dato relativo all’immagazzinamento delle derrate è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente e questo è indice di una tendenza preoccupante alla luce della continua crescita demografica nel Pianeta, soprattutto se si considera che, dallo stock delle derrate alla loro trasformazione, si arriva a sprecare dall’8 al 50% dei volumi a causa dalla presenza di infestanti di vario genere come insetti, muffe, funghi o per le condizioni dell’ambiente dell’impianto soprattutto per quel che attiene, ad esempio, al suo tasso di umidità o alla sua temperatura.
Per prevenire gli sprechi (azione strategica) il settore molitorio sta lavorando oltre che sul fronte della tradizionale sanificazione dei centri di stoccaggio, anche su quello, più avanguardistico, dell’atmosfera controllata ad esempio dell’inserimento nell’ambiente di lavoro, di insetti antagonisti o, tra gli ultimi sviluppi, dei trattamenti termici specifici per debellare il rischio di Salmonella. Dal prossimo anno, inoltre, potrebbe essere già ammessa la possibilità di utilizzare l’anidride carbonica alimentare per disinfestare tutte le derrate in condizioni di atmosfera controllata, non più solo quelle già sanificate, poiché vi è un consorzio che ne sta curando la registrazione ed effettuando test specifici.
Sono questi i temi trattati nel corso della giornata tecnica ‘Disinfestazione: metodiche a confronto’, organizzata lo scorso 12 novembre da Antim, l’Associazione nazionale tecnici dell’industria molitoria, con la sponsorizzazione delle aziende Cimbria, Evoluzione, Pisa, Stark Air Revolution, Soges SP e Thermopest e la segreteria organizzativa di Avenue Media.
L’evento, diviso in due momenti, si è tenuto nella mattinata presso l’Hotel il Molino Rosso di Imola e si è concluso nel pomeriggio con la visita tecnica al Molino Naldoni di Faenza, padrone di casa della giornata.
“L’annata di quest’anno è stata devastante – ha specificato Lorenzo Cavalli, presidente di Antim nel suo discorso di apertura dei lavori -. La lunga durata dell’estate e quindi il perdurare delle temperature elevate fino ad autunno inoltrato, hanno fatto sì che le produzioni cerealicole siano state letteralmente prese d’assalto dagli insetti. La disinfestazione e le attività connesse sono, pertanto, un problema molto attuale e fondamentale per il settore in generale e, in particolare, per l’industria dei mugnai e dei loro fornitori, che va analizzato non solo in termini di disinfestazione in sé e per sé ma anche in termini di controllo degli sprechi”.
Secondo un’analisi condotta da Newpharm Srl, durante lo stoccaggio dei cereali si hanno importanti perdite sia quantitative che qualitative che possono oscillare rispettivamente dall’8 al 20% nel primo caso (per via di insetti infestanti, muffe o batteri) e dal 20 al 50% nel secondo caso, a causa, ad esempio, dell’umidità presente negli impianti, delle variazioni di temperatura e delle caratteristiche organolettiche proprie della materia prima oltre che a causa dell’azione della presenza di infestanti.
“Lo scopo dello stoccaggio – ha detto Stefano Cherubin, technical coordinator di Newpharm Srl nel corso del suo intervento – è quello di garantire le proprietà merceologiche delle materie prime anche con importanti passi avanti tecnologici. Tuttavia, con questo livelli di sprechi, che quest’anno, dati alla mano, potrebbero arrivare anche fino a 300 milioni di tonnellate su scala globale, non bisogna perdere la consapevolezza che se, da un lato, è vero che aumentano le tecnologie, dall’altro, non devono venire meno le conoscenze relative ai principali infestanti della filiera”.
Nello scenario globale in cui si collocano queste riflessioni, si prevede una crescita demografica da qui al 2050, che porterà la popolazione del pianeta a raggiungere i 10 miliardi di abitanti e la domanda di cibo a raddoppiare (+50% in trent’anni). Il tutto, in una cornice di sostenibilità verso cui necessariamente si deve andare (ma che, attualmente, significa meno rese) per limitare gli impatti del cambio climatico, con la produzione biologica, ad esempio, o la riscoperta delle vecchie varietà o, ancora, con la crescente consapevolezza dei benefici per la salute che derivano dal cibo sostenibile.
“Sostenibilità – ha specificato Cherubin – significa anche ridurre le perdite. Oggi dobbiamo lavorare di più in questa direzione anche contrastando il diffondersi della presenza di insetti che alle nostre latitudini, un tempo non erano neanche conosciuti come, ad esempio, il Cappuccino delle derrate che viene dall’Africa e che oggi prolifera nel nostro Paese, a causa del cambio climatico. Oggi dobbiamo far fronte a parassiti che hanno un corredo genetico non solo africano ma di altri Paesi del mondo perché nei nostri molini ultra-tecnologizzati si creano delle nicchie ecologie dove questi insetti riescono a proliferare e che, ancora oggi, non riusciamo ad evidenziare. Il dato confortante è che, nonostante il conflitto Russo-Ucraino, che riguarda due grandi potenze produttrici di grano, la capacità di stoccaggio del grano è ancora molto forte con le oltre 780 milioni tonnellate previste per il 2022”.
LO STATO DEI CENTRI DI STOCCAGGIO – L’invito all’upgrade degli impianti di immagazzinamento del grano presenti in Italia, ben distribuiti lungo la Penisola, è stato uno dei punti essenziali della relazione di Cherubin che ha evidenziato come, circa il 20% delle strutture siano state costruite prima degli anni Settanta mentre la quasi totalità risale agli anni Novanta. Questo li rende, potenzialmente, non così ermetici come dovrebbero essere. “L’80% dei centri di stoccaggio – ha detto Cherubin – immagazzina meno di 10mila tonnellate. Solo il 35% ha una capacità superiore alle 50mila tonnellate. Oltre il 60% dei centri ha una sola buca e una sola linea di carico. Va da sé che diventa fondamentale, prima di introdurre derrate negli impianti di immagazzinamento, intervenire sull’ambiente vuoto, pulire, ossia, ad esempio, asportando partite pregresse di cereale, eliminando nicchie di annidamento e riducendo l’umidità con una buona areazione”.
La pulizia del sito, sia esso di stoccaggio che di lavorazione industriale, è determinante e può essere fatta anche con operazioni, cosiddette indirette, di disinfestazione sia dell’ambiente (debiotizzazione) che del cereale trattato con un quadro di presidi medico-chirurgici chimici in via di riduzione per la politica europea del Green Deal.
NUOVI STRUMENTI DI DISINFESTAZIONE – In recepimento del Regolamento di esecuzione (UE) 2021/2049, il 7 settembre 2022 sono stati revocati tutti i prodotti fitosanitari a base di Cipermetrina con la previsione di una fase transitoria, durante la quale è ancora ammesso il loro utilizzo che terminerà il 31 ottobre 2023.
Oggi si stanno facendo studi sulla possibilità di introdurre insetti antagonisti dei parassiti infestanti mentre il controllo botanico, ossia con l’impiego di oli essenziali, per il momento è precluso dai costi insostenibili di questi prodotti.
Tra gli strumenti alternativi a quelli tradizionali, oltre ad una registrazione biocida del 2017, è allo studio la possibilità di intervenire sulle atmosfere controllate che rappresenta un orizzonte ancora poco battuto dagli stocker anche perché, su questo tema c’è una normativa nebulosa e in continua evoluzione. Si pensi all’uso dell’anidride carbonica alimentare che, oggi, è utilizzabile solo sulle derrate già sanificate e sulla cui registrazione c’è un consorzio che sta lavorando per renderla presto utilizzabile direttamente sui cereali anche non trattati. Su questo tema si attendono novità per il prossimo anno.
Un’altra frontiera della disinfestazione dell’ambiente di stoccaggio e lavorazione, riguarda la possibilità di controllo fisico-meccanico. È studiata soprattutto per la filiera biologica e utilizza i raggi UV, il calore o il freddo come insetticidi. Il problema allo stato dell’arte, è che diventa performante solo dopo una forte esposizione e quindi determina estremi termici nell’ambiente. Per lo stoccaggio biologico ci sono anche altre tre sostanze attive registrate: le pietrine naturali, la terra di diatomee e le farine fossili; tutte e tre adatte a tutti i tipi di colture. Al link: https://ec.europa.eu/food/pesticides_en è possibile verificare il work in progress della registrazione europea delle nuove sostanze attive e degli MRL ammessi.
Per invertire il trend di crescita sulle perdite di volume a causa dello sfrido lungo tutta la filiera, serve intervenire con azioni precise step by step. In fase di produzione con il miglioramento tecnologico; in fase di stoccaggio, ad esempio, preferendo quello verticale all’orizzontale posto che il 40% degli elevatori ispezionati hanno rivelato di contenere infestanti; ed in fase di molitura per evitare le perdite da pulitura. In questo passaggio si registra una maggiore densità di infestazione soprattutto nella fase di ricevimento merci e di stoccaggio.
“La riduzione delle perdite – chiosa Cherubin – permette anche di ridurre i margini di speculazione che hanno portato, oggi, al valore enorme dei cereali. Si pensi, notizia si novembre, all’eccezionali quotazioni dell’orzo bosniaco”.
LA DISINFESTAZIONE CON ALTE TEMPERATURE – È un sistema che non prevede l’uso di sostanze chimiche e che, allo stesso tempo, soddisfa le linee guida della comunità europea. Ne ha parlato Stefania Di Ciero, responsabile tecnico pest management di Thermopest Srl.
“La tecnica di trattamento termico degli ambienti, considerata assolutamente biologica – ha detto -, è una valida alternativa al gas tossico ed è applicabile in vari settori per l’eliminazione degli insetti infestanti. Per la sua efficacia, anzi, oggi rappresenta l’unica alternativa ai sistemi di disinfestazione con gas tossico e rispetto a questi offre numerosi vantaggi”.
Il principio alla base è quello secondo cui gli insetti in tutti i loro stadi vitali, muoiono a partire da una temperatura definita critica che è di 50°. Se i primi effetti sulle uova si ottengono con temperature tra i 40 e i 45°, sopra i 55° si verifica una rapida mortalità dell’intera popolazione di parassiti che muore in pochi minuti dal raggiungimento di quel livello di temperatura.
Gli ultimi sviluppi di questo tipo di trattamenti condotti da Thermopest, riguardano l’applicazione delle alte temperature per debellare alcuni virus e batteri chiave tra cui la Salmonella che quest’anno ha interessato molte aziende. “Fino ad ora – ha detto Fernando Priolo, direttore di Thermopest e Soges – abbiamo fatto due trattamenti che si sono conclusi entrambi positivamente con l’eliminazione della Salmonella. Adesso stiamo cercando di mettere a punto una procedura per stabilire tempi e temperature specifici per questo genere di trattamenti”. Anche qui il limite è dato dalla vetustà degli impianti molti dei quali non hanno sigillature per evitare la migrazione degli insetti tra gli ambienti dell’impianto e, inoltre, hanno ancora il pavimento in legno il che rende l’operazione di fatto ingestibile.
NUOVI ORIENTAMENTI TECNICI E NORMATIVI – “Il fatto che dentro le nostre frontiere ci troviamo il Cappuccino dei cereali – ha spiegato nel suo intervento Paolo Guerra, consulente per la sicurezza alimentare e per la gestione degli infestanti di Evoluzione -, vuol dire che dalle nostre frontiere passa di tutto, mentre non è così in altri paesi come Australia o Nuova Zelanda dove, ai porti, ci sono controlli fitosanitari incredibili”.
Secondo il Rapporto Rasff 2019, citato da Guerra, fra i corpi estranei presenti, primeggiano frammenti metallici e vetro; fra i residui chimici è prevalente il Clorpyrifos; tra le micotossine prevalgono le aflatossine mentre la Salmonella è il principale microrganisma che infetta i cereali.
“Il rapporto Rasff – ha affermato Guerra – è un documento indispensabile per predisporre l’analisi del rischio anche in relazione ai Paesi di provenienza e in considerazione che ogni Paese deve avere la possibilità di stoccare derrate cereali per almeno 6-8 mesi. Se un trattamento in azienda non è stato efficace, è necessario che questo venga rieffettuato. Tuttavia, in questo senso sarebbe ora che si iniziasse a parlare di condivisione del rischio tra mugnaio e fornitore. In questo senso si potrebbe pensare di fare contratti più duraturi, magari di due o tre anni, in un’ottica di iniziare a considerare il fornitore come una sorta di partner”.
Tra le soluzioni di disinfestazione proposte da Guerra, c’è quella a base di Azadiracta indica che è una pianta dalla quale si estrae l’olio di neem (nim) e da cui oggi si ottiene l’azadiractina, una sostanza naturale con proprietà insetticida, acaricida e nematocida. Se fino al 2007 si poteva effettuare una sola disinfestazione all’anno con il bromuro di metile, da quell’anno in poi, si possono effettuare, in base all’aggiornamento della normativa, fumigazioni all’anno con difluoruro di solforile con una disinfestazione all’anno di circa 80-120 g/m3 per circa 48 ore, ovvero 800-1.200 kg/10mila m3.
Sono inoltre previste disinfestazioni con polveri inerti irrorate a liquido come le polveri di silice con bicarbonato di sodio (10 lt per 40 lt di acqua per 500 m2) che vengono irrorate a liquido per proteggere ampie superfici sia in depositi di stoccaggio che in ambienti di trasformazione.
Tra gli insetti antagonisti ammessi, l’Habrobracon hebetor (1 scatola ogni 30 pupe in 20 m2); il Thricogramma evanescens (un cartone collante con 3mila uova ogni 20m m2); il Lariophagus distinguendus e l’Anisopteromalu s calandrae (una capsula ogni 4o adulti per 20 m2).
“C’è anche un filone scientifico che si occupa di confusione sessuale – precisa Guerra -. Vengono collocati negli ambienti diversi supporti nella misura di uno per ogni circa 30 m2 che rilasciano una quantità infinitesimale di feromoni, pari ad un milligrammo per un periodo di 90 giorni.
IL MOLINO NALDONI – Con una storia plurisecolare, il primo molino ad acqua della famiglia Naldoni si trova a Boldrino e risale al 1704. Il gruppo Naldoni è stato fautore di questa tornata di lavori con la presentazione, in fin di giornata, del suo ultimo impianto di Faenza.
“Da Boldrino parte la nostra storia – spiega Alberto Naldoni, amministratore delegato del Gruppo romagnolo – che prosegue poi nei siti di Modigliana e, dal 1954, cdi Marzeno. Questo impianto a pietra, da 9mila mq, che abbiamo tutt’ora in proprietà, è dedicato alla nostra produzione biologica di soli grani italiani a marchio ‘Farinaria’. Nel 2019 abbiamo inaugurato l’impianto di Faenza. Si tratta di un’area di 20mila m2, un ex fabbrica dismessa della Cooperativa ceramiche di Imola. Attualmente maciniamo circa l’86% di grani italiani. Nel 2003 abbiamo fatto le prime filiere certificate ISO 22005”.
Il molino di Faenza ha 900 m2 di area dedicata al confezIonamento, 2.500 mq di magazzino e 4.300 di impianto molitorio su quattro livelli in funzione h24 sette giorni su sette, è un’eccellenza di innovazione, un perfetto mix di competenze e tecnologie che lavorano in stretta sinergia, tra silos, impianti produttivi, spazi per il confezionamento, magazzini e uffici.
La sua realizzazione è stato un passo divenuto necessario da una parte, per rispondere alla richiesta di un mercato sempre più esigente, dall’altra per il desiderio di tradurre il bagaglio di una secolare esperienza in un impianto molitorio contemporaneo.