Contratti italiani tra imprese etiopiche e italiane alla prima “Fiera della Pasta” in Africa.
La Regina della cucina italiana è stata celebrata in Etiopia con la prima “Fiera della Pasta” del continente africano.
L’evento – congressuale ed espositivo legato al mondo del grano duro e dei prodotti derivati – si è svolto nella capitale, Addis Abeba.
Nato sulla scia del successo ottenuto da un progetto agronomico di cooperazione etio-italiana “Filiere agricole in Oromia” (che ha portato la produzione di grano duro dalle 500 tonnellate del 2012 alle attuali 15 mila) la “Fiera della Pasta” si è sviluppata su due giornate (6-7 dicembre 2014).
Wheat, Flour & Pasta
La prima, “Wheat, Flour & Pasta”, dedicata alla parte congressuale ed espositiva, ha consentito di mettere in luce la dimensione commerciale della filiera grano-pasta; mentre la seconda giornata, il “PastaEvent”, ha celebrato la Regina delle tavole italiane con degustazioni e show cooking.
La due giorni è stata organizzata dall’Ambasciata italiana, dall’Istituto Agronomico per l’Oltremare (IAO) del Ministero degli Esteri e della Cooperazione, dall’ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane e da Avenue media, con il supporto, tra gli altri, dei Ministeri dell’Agricoltura, dell’industria e del commercio d’Etiopia e dell’Associazione Etiopica dei Mugnai (Ema).
«Abbiamo voluto mettere intorno allo stesso tavolo gli agricoltori e le industrie etiopiche, nonché i produttori italiani di macchinari e delle tecnologie di settore», ci spiega l’ambasciatore italiano ad Addis Abeba, Giuseppe Mistretta.
«Si è trattato – chiarisce l’ambasciatore – di una “manifestazione pilota” che può rappresentare un rilevante esempio e modello di interazione tra cooperazione allo sviluppo, promozione del settore privato locale, sviluppo di contratti commerciali tra imprese etiopiche e italiane e partenariato pubblico-privato». E aggiunge: «Alla luce dei forti riscontri che abbiamo ottenuto, quest’evento potrà essere replicato e ampliato negli anni a venire».
«Le relazioni bilaterali tra Italia ed Etiopia sono oggi eccellenti – sottolinea il primo segretario e responsabile dell’Ufficio commerciale all’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba, Matteo Pianca – Il successo riscontrato dalla “Fiera della Pasta” incoraggia la nostra Ambasciata a perseguire la propria missione di promuovere i contatti, sostenere le forze, creare posti di lavoro, diffondere tecnologie e know-how». In questo senso, «una seconda edizione dell’evento, che ha il medesimo obiettivo, non può che essere da noi pienamente sostenuta e favorita».
La manifestazione è stata realizzata con un forte lavoro di squadra tra Italia e Etiopia e ha visto le energie organizzative sostenute dalle istituzioni locali e italiane.
«Il messaggio che abbiamo cercato di trasmettere – spiega Claudio Vercellone, Ceo di Avenue media – di un’Italia che porta la propria cultura al servizio del benessere di un popolo per la sua crescita agroindustriale ed economica regolare, forte e progressiva. Una crescita basata sulla qualità delle colture agrarie, sulla trasformazione gestita attraverso metodi e macchine di eccellenza e una dieta capace di offrire benessere ai cittadini che la vogliono e la possono utilizzare».
«Abbiamo voluto costruire l’evento con le istituzioni etiopi – chiarisce Vercellone – nel massimo rispetto della loro cultura ed economia. Ci siamo posti come suggeritori di possibili soluzioni, come portatori di esperienze, tecnologie e macchinari. E abbiamo voluto lasciare il palco ai protagonisti etiopici».
La Conferenza Internazionale
Alla Conferenza Internazionale “Wheat, Flour & Pasta” sono intervenuti, tra gli altri, il vice ministro etiope dell’Industria, Mebrahtu Meles, e il vice direttore dell’ufficio regionale all’Agricoltura della regione Oromia, Abebe Diriba. Insieme a loro, anche Alessia Bianchi, direttore del nuovo ufficio Ice ad Addis Abeba, Giulio Mulas, direttore dell’ufficio Ice di Johannesburg, e Fabio Melloni, al vertice dell’Ufficio della Cooperazione Italiana allo Sviluppo di Addis Abeba.
Le relazioni degli esperti sono state seguite con partecipazione e coinvolgimento da rappresentanti delle cooperative agricole locali, istituzioni pubbliche ed enti di ricerca, mugnai (tra cui imprenditori e tecnici dell’Associazione Etiopica dei Mugnai – Ema), imprese di trasformazione delle farine, pastifici e aziende italiane costruttrici di impianti e macchine per pasta.
La giornata si è suddivisa in tre panel: il primo focalizzato sul progetto di cooperazione e i suoi sviluppi futuri, il secondo sull’industria di trasformazione del grano duro, mentre il terzo ha evidenziato il valore del grano duro alla base degli alimenti di qualità, come, appunto, la pasta.
È seguita poi una tavola rotonda tra esponenti di associazioni di settore e imprese etiopiche produttrici di pasta, moderata da un giornalista del quotidiano etiopico Fortune e da Alfredo Tesio dell’Associazione Italiana della Stampa Estera.
«Sono stato particolarmente colpito dalla notevole partecipazione di coltivatori, mugnai, trasformatori e pastai etiopi – ricorda tesio – Erano tutti attenti ad ascoltare, a prendere appunti. Nessuno è andato via dopo gli interventi dei relatori della conferenza con le mani virtualmente bianche di farina – aggiunge il giornalista – si sono formati sei gruppi di lavoro e, forse per la prima volta, coltivatori e associazioni di mugnai e pastai hanno potuto esprimere nella loro lingua progetti, preoccupazioni e speranze. tutti hanno finalmente capito che non basta produrre grano duro, bisogna anche poterlo trasformare in buona semola con il molino adatto.
Si può fare, si leggeva nell’espressione degli occhi».
Ma per capire quanto sia buona una pasta di qualità, le parole non bastano. Bisogna assaggiarla. Così, il giorno successivo alla conferenza, il “Pasta Event” ha permesso di far assaporare spaghetti, maccheroni, lasagne e fettuccine con dimostrazioni culinarie e degustazioni realizzate da alcuni dei principali ristoratori italiani ad Addis Abeba.
La pasta in Etiopia
La pasta in Etiopia è già una realtà. Nei supermercati di Addis Abeba ci sono corsie dedicate a marchi italiani e prodotti locali. Anche nei menù dei ristoranti e pub della capitale sono presenti voci relative a piatti a base di pasta o dove la pasta è di accompagnamento ad altre pietanze.
In breve: la pasta in Etiopia è un piatto comune e non un esotico prodotto proveniente dall’estero. «Ma può diventare ancora più importante nella dieta locale – spiega Tiberio Chiari, coordinatore IAO del progetto – per progressiva sostituzione dell’injera, il nutrimento principale dei 94 milioni di abitanti del Paese».
L’injera è una specie di crèpe sottilissima prodotta con un impasto a base di farina di teff e va guarnita con verdure o carne. «Tuttavia, coltivare il teff e realizzare l’injera è più costoso e faticoso rispetto a coltivare grano duro per realizzare spaghetti e maccheroni. E i suoi valori nutrizionali sono inferiori rispetto alla pasta».
La “Fiera della Pasta” ha voluto celebrare la vicinanza culinaria tra Italia ed Etiopia, ma anche rilanciare le basi di una partnership a tutto tondo sulla diffusione del grano duro e della pasta nel Paese africano.
«La finalità della conferenza – chiarisce Chiari – è stata più che “agronomica”. E’ stata anche “culturale” e “commerciale”. Oltre ai risultati del progetto cerealicolo, il tentativo è stato di dare avvio a un cambiamento: modificare le abitudini alimentari del Paese». Come? «Attraverso un miglioramento delle rese cerealicole e dei valori nutritivi dei cibi – meglio, della pasta – che nascono (o possono nascere) grazie alle nuove coltivazioni di grano duro».
Insomma, largo a spaghetti e maccheroni, da realizzare – fa notare chiari – con tecnologie e conoscenze italiane. «Perché gli attuali pastifici etiopici non raggiungono ancora lo standard tricolore».
Mondo agricolo e industriale
Nel suo intervento l’ambasciatore Mistretta si è soffermato sull’approccio innovativo seguito dalla cooperazione italiana nel progetto “Filiere agricole in Oromia”: un focus sull’intero percorso, dagli input per la produzione agricola all’industria di trasformazione, e attenzione non solo alla qualità e quantità del prodotto ma anche alle esigenze di unificazione e rafforzamento delle cooperative degli agricoltori.
Durante la prima sessione, dedicata al progetto della Cooperazione italiana e alla filiera del grano in Etiopia con una presentazione di inquadramento complessivo da parte di Chiari, sono seguite le presentazioni di esperti etiopi appartenenti a istituzioni governative, istituti di ricerca e organizzazioni non governative (tra cui la Alliance for a Green revolution in Africa e la Ethiopian Agricultural transformation Agency) sulla duplice valenza del grano duro come alimento dall’alto valore nutritivo, la cui domanda interna sia in forte crescita, e di commodity di cui l’Etiopia è, per ora, importatore.
La seconda sessione ha riguardato l’industria di trasformazione del grano duro. Vi hanno preso parte esponenti di imprese produttrici di impianti e macchine per la lavorazione dei cereali e della pasta (tra cui Anselmo, Ocrim, Perten Instruments e Tecalit), che hanno sottolineato il grande interesse a realizzare partnership con gli attori dell’industria locale.
«I mugnai etiopi sono “voraci di conoscenze” – ci spiega il coordinatore di questa sessione, Maurizio Monti – tra le numerose domande che mi sono state rivolte, ricordo quella del titolare di un molino da 150 tonnellate al giorno con annesso pastificio, che mi ha chiesto perché la sua pasta non tiene la cottura come quella italiana. Alla richiesta di spiegazioni sul processo produttivo del suo impianto, mi ha risposto che spesso macinava insieme grano tenero e duro. Così ho chiarito che per fare pasta di qualità occorre macinare solo i migliori grani duri, in impianti dedicati e appositamente diagrammati».
«Da qui si può intuire quanto sia importante – sottolinea Monti – far conoscere in Etiopia il know-how del settore molitorio italiano; offrire la nostra cultura agroindustriale può davvero essere un servizio prezioso per il benessere del popolo africano».